JOHN NEWTON
John nacque a Londra il 24 Luglio 1725.
Sua madre amava Dio e costantemente si preoccupava di educare il suo piccolo bambino anche nelle cose del Signore.
Gli raccontava molte storie riguardanti Gesù e non faceva passare un giorno, senza aver pregato con lui e per lui.
Purtroppo si ammalò di tubercolosi e si rese conto che presto avrebbe lasciato il piccolo John alla mercé di un mondo crudele.
Sua madre aveva una grande fede che la spingeva a confidare in Dio e a credere fermamente che Lui avrebbe vegliato sul suo caro figliolo.
L’11 Luglio 1732, all’età di quasi sette anni, John rimase orfano di madre.
Suo padre era un capitano della marina e ben presto si risposò.
A undici anni John s’imbarcò come mozzo su una nave. Cinque anni più tardi visse momenti davvero tragici.
Era il 1739, in quel periodo nei porti inglesi venivano effettuate delle perlustrazioni alla ricerca di uomini da imbarcare con un arruolamento forzato.
Una sera John si accorse di essere osservato. Avendo capito la situazione, se la diede a gambe. Ma fu catturato, preso con la forza e trascinato su una nave da guerra: la HMS Harwich.
Venne gettato nella stiva, in compagnia di altri uomini e ragazzi che avevano subito la stessa sorte.
Ma John non si perse d’animo. Afferrò i pochi spiccioli che aveva in tasca, e chiamo una sentinella che stava al di là della grata.
Gli disse: “Prendi questi e fai sapere al Tenente di vascello, che vorrei parlare con lui. Mi chiamo Newton!”
Il Tenente non tardò ad arrivare. Quando scoprì che il ragazzo era figlio di un capitano della marina, lo fece uscire dalla stiva, assegnandogli una mansione di cadetto.
Ma la promozione del ragazzo non durò a lungo.
Venne bloccato mentre tentava d’abbandonare la nave e divenne subito un comune marinaio. Quando ebbe la possibilità di cambiare, s’imbarcò sul Pegasus, un mercantile che trasportava schiavi.
Il Pegasus ogni volta che lasciava l’Inghilterra aveva la stiva piena di bevande, beni e tessuti preziosi. Faceva appena in tempo a raggiungere il Golfo della Guinea., svuotando cosi tutto il suo carico per barattare il nuovo “carico”.
Il Pegasus veniva riempito di uomini, donne e bambini molto rapidamente. Tutti incatenati insieme e stipati in modo tale da non potersi muovere.
Gli schiavi che riuscivano a sopravvivere al lungo viaggio, venivano venduti nel nuovo mondo.
Il commercio degli schiavi era visto come un’ottima carriera e John si buttò a capofitto in questo lavoro.
John Newton e il capitano del Pegasus divennero buoni amici.
Ma questo ingelosì la moglie del capitano che viveva su un’isola.
La donna venne incaricata di prendersi cura di John. Lei invece di averne cura, lo abbandonò senz’acqua, né cibo.
John era malato, debole e vicino alla morte. Si salvò solamente perché ricevette l’aiuto di alcuni schiavi, che di nascosto lo cibarono con del pane e dell’acqua, delle loro già scarse razioni.
Quando il capitano fece ritorno, credette alle bugie della moglie e mandò John nelle piantagioni a lavorare con gli schiavi!
Solo grazie ad un bigliettino che John aveva fatto recapitare di nascosto a suo padre, fu libero. Grazie all’arrivo del Capitano Manesty, portandolo sulla Greyhound, una nave diretta in Irlanda.
Durante il viaggio scoppiò una terribile tempesta che minacciava d’affondare la nave. Improvvisamente John cominciò a pensare al Dio di sua madre. Si pentì dei suoi peccati ed aprì il suo cuore per ricevere la misericordia divina ed un abbondante perdono.
Col tempo divenne capitano di una propria nave. Continuò il commercio degli schiavi ma si preoccupò che tutti quelli che erano sotto la sua custodia, fossero trattati umanamente.
Il 12 Febbraio 1750 sposò Mary Catlett, con la quale era fidanzato da molti anni.
La giovane moglie si rattristava molto per il modo in cui il marito si guadagnava da vivere. Ma all’età di 30 anni John sebbene fosse sano e forte ebbe un lieve infarto di cui si riprese in seguito perfettamente.
Per questo motivo fu obbligato a lasciare la vita di mare.
Mary era preoccupata per la salute di John ma era contenta di vedere la fine del coinvolgimento di suo marito con il commercio degli schiavi.
Così dal 1755 al 1760 lavorò come sorvegliante delle maree a Liverpool ed in quel periodo ebbe modo di conoscere George Whitefield e John Wesley.
Era il 1757 quando Newton divenne un ministro nella Chiesa d’Inghilterra, si prodigò a predicare la Parola di Dio con grande fervore.
Scrisse numerosi inni pieni di grazia e verità.
Ebbe molta influenza su uomini come Claudius Buchanan, Thomas Scott e William Wilberforce, quest’ultimo era un giovane politico cristiano che avendo conosciuto tramite John la terribile condizione degli schiavi, si ripropose di usare la sua influenza politica per cambiare le cose e ci riuscì.
John Newton continuò a predicare fino agli ultimi giorni della sua vita, anche se divenne cieco.
Nel 1807 un Decreto del Parlamento abolì il commercio degli schiavi.
L’ultima cosa che John sentì su questa terra fu la meravigliosa notizia che il Decreto aveva ricevuto l’Approvazione della Corona. Poco dopo entrò in coma, morendo il 21 Dicembre.
In un suo memoriale, egli si descriveva così:
“John Newton, impiegato una volta ad essere infedele e libertino fu per la misericordia e la grazia del Signore Gesù Cristo perdonato; redento; ristabilito e nominato a predicare la fede che per lungo tempo aveva tentato di distruggere!”Concluse con il versetto di Deuteronomio 15:15
“Ti ricorderai che sei stato schiavo e che il Signore, il tuo Dio ti ha redento”!