Sonderkommando Auschwitz

Sonderkommando Auschwitz

Riflessione di Federica C. “Pagina 129… :”Poche persone hanno visto e possono raccontare questo episodio… eppure è vero.

Un giorno, mentre tutti avevano cominciato a lavorare normalmente all’arrivo di un convoglio, uno degli uomini incaricati di togliere i corpi dalla camera a gas sentì un rumore strano.
Non era così raro sentire rumori insoliti; spesso l’organismo delle vittime continuava a liberare gas. Questa volta però sosteneva che il rumore fosse diverso.

Ci fermammo per ascoltare, ma nessuno sentì niente e pensammo che avesse avuto un’allucinazione. Qualche minuto più tardi ripeté che questa volta era certo di aver udito un rantolo.
Facendo attenzione, anche noi riuscimmo a percepire il rumore, una sorta di vagito. All’inizio i gemiti erano intervallati, poi aumentarono fino a divenire un pianto continuo che tutti identificammo con il pianto di un neonato.


L’uomo che se ne era accorto per primo si mise alla ricerca del punto da dove proveniva il rumore e scavalcando i corpi trovò una bambina di due mesi ancora attaccata al seno della madre, che piangeva perché non sentiva più arrivare il latte.
L’uomo prese il bebè e lo portò fuori dalla camera a gas. Sapevamo che era impossibile tenerlo con noi e soprattutto nasconderlo o farlo accettare ai tedeschi.
Infatti, quando la guardia lo vide, non sembrò dispiaciuto di dover uccidere un neonato. Sparò un colpo e la bambina che era miracolosamente sopravvissuta al gas morì.

Nessuno poteva sopravvivere.
Tutti dovevamo morire, noi compresi: non si trattava che di questione di tempo.

Qualche anno fa ho chiesto al caporeparto del più grande ospedale pediatrico di Roma come si spiegava il fenomeno.
Mi ha detto che non era impossibile che la bambina, che stava poppando, sia stata isolata dalla forza del succhio al seno della madre; ciò avrebbe limitato l’assorbimento del gas mortale.”

Questo è uno degli orrori che ha segnato drasticamente la storia dell’Uomo.
1944: 3° fase del processo di persecuzione degli ebrei, ben nota come lo sterminio di massa: la Shoah.
Shlomo, è una delle poche voci su milioni e milioni di vittime dello sterminio, che ha trovato la forza, di raccontare l’indicibile:
Per non dimenticare, mai!
Non sono passati neanche 100 anni, eppure molti di noi ancora oggi non hanno compreso,  non vogliono sapere o peggio ancora non gli importa sapere cosa sia accaduto: tanto è ormai passato! (ho sentito dire).
È evidente, che di libri come questo ne dovremmo leggere di più; di storie come questa, ne dovremmo raccontare di più.
Credo che, non sia un libro da leggere con superficialità.
Mi sono addentrata fin dalla inizio, nella triste storia di Shlomo.
In molti momenti, ho fatto lunghe pause ed ho sentito l’esigenza di riflettere su molte cose.

Ho lasciato il mio sguardo, per molto tempo, tra le righe di vicende strazianti, come ho detto prima “indicibili”…perché non si può rimanere indifferenti, a ciò che brutalmente venne fatto a milioni di persone (non solo ebrei).
Non c’è nulla di avvincente ed eroico in questo libro, solo una cruda e certa verità:
L’uomo è insanabilmente malvagio.
È una continua lotta tra il “non vivere” e la morte; la crudeltà; la cattiveria; l’infamia; la codardia…l’elenco non dovrebbe finire.
Consiglio la lettura di questo libro, non solo per non dimenticare ma per svegliarci un po’ su molte cose.”

Grazie Shlomo. 

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